Lecco, riconosciuta culla dell’alpinismo in Europa e nel Mondo, per tutto il secolo precedente è stato il vivaio dei protagonisti che hanno fatto la storia dell'alpinismo italiano. Patria del Gruppo dei Ragni della Grignetta e del Gruppo Gamma, Lecco ha sfornato eccellenze che si sono distinte sulle grandi pareti di roccia e ghiaccio delle Alpi e del mondo.

La Serata “Alpinismo Lecchese” è un format che annualmente ripercorrerà le tappe e le ricorrenze delle conquiste alpinistiche dei protagonisti lecchesi (del passato ma anche dei tempi più recenti), ricordando le imprese e i sogni degli uomini che le hanno compiute, consolidando il nome della città di Lecco come arena di predestinati.

Condotta da presentatori professionisti, la serata accoglierà i protagonisti e i compagni di cordata, con intermezzi di filmati storici, scatti fotografici d'autore, teaser e filmati inediti.

I temi del 2019:

VITTORIO RATTI E GIGI VITALI: LA GRANDE CORDATA

Nel 1939 la cordata lecchese Ratti-Vitali conquistò la parete Ovest dell’Aiguille Noire de Peuterey. A cavallo degli anni storicamente identificati per le grandi conquiste di Riccardo Cassin e per la conquista degli ultimi problemi delle Alpi e la battaglia per il Sesto Grado. È stato il culmine di un sodalizio tra due fortissimi arrampicatori che, silenziosamente e lontano dai riflettori dell’epoca, avevano conquistato pareti tecnicamente difficili nelle Alpi e nelle Grigne. Ascensioni ancora oggi riconosciute come capolavori per impegno e difficoltà, e per essere state vissute in anticipo sui tempi

PRIMA INVERNALE ALLA VIA DELLE GUIDE AL CROZZON DI BRENTA

Nell’inverno 1969, i fratelli Antonio e Gianni Rusconi di Valmadrera, con Roberto Chiappa e Gianluigi Lanfranchi hanno compiuto la prima invernale della Via delle guide al Crozzon di Brenta, la via aperta dal leggendario Bruno Detassis nel 1935. Il Crozzon è la seconda grande impresa che il team di Valmadrera affronta nell’arco di un decennio di fatiche e di lunghi e freddi inverni. Una parete alta mille metri, verticale e strapiombante che li ha respinti numerose volte prima di concedere ai quattro alpinisti la loro occasione. Occasione che li ha però costretti a una decina di giorni di permanenza sulla montagna, con temperature di -30°C, ghiaccio e neve che non smetteva mai di cadere dal cielo.

SUI GIGANTI DI GRANITO

Il 1989 è stato uno degli anni più prolifici per l’alpinismo su roccia nel gruppo del Masino e della Val Bregaglia, luoghi in cui risiedono i più ambiti giganti di granito delle Alpi Centrali.  Un team di Premana, guidato dal compianto Tarcisio Fazzini e Norberto Riva, hanno aperto nel giro di pochi mesi le vie “La Spada nella Roccia” in Qualido, “Elettroshock” al Picco Luigi Amedeo, “Galli delle Alpi” al Pizzo Badile e “Vuoto senza ritorno” alla Mongolfiera. Quattro vie di difficoltà altissime e non adatte a cuori leggeri…

Ma ad affrontare di petto le grandi pareti del gruppo c’era anche Paolo Vitali, che nello stesso anno ha aperto la temuta “Transqualidiana”, “Scacciapensieri” ai Pilastri Siamesi in Val Torrone e “Samarcanda” allo Specchio d’Archimede in Val di Mello. L’anno 1989, però, si chiude con la via “Dixan”, una linea ardita che Paolo Crippa e Dario Spreafico hanno aperto con uso limitato di mezzi la parete ombrosa del Pizzo Trubinasca, di fronte al Pizzo Badile.

Un anno, il 1989, che guardava allo stile, più che al nome.

Ma è tempo di ricordare anche il giovane compianto Antonello Cardinale, che con Danilo Valsecchi ha compito nel 1984 la prima invernale del pilastro Est-Nord-Est del Pizzo Badile.

Infine, a cappello della parte dedicata ai giganti di granito c’è il ricordo di uno dei capolavori del passato: compie 60 anni la prima ascensione del Picco Luigi Amedeo, ad opera di Nando Nusdeo e di Vasco Taldo.

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